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Okinawa (Giappone) viaggio nell'arcipelago sud-occidentale

Kyushu, guida alla visita: cosa fare e cosa vedere tra le sue attrazioni. Kyushu dove si trova? Cosa visitare nei dintorni, come arrivare e il meteo.

L’arcipelago di Okinawa, in giapponese Nansei-shoto, ovvero “isole sud-occidentali”, si estende per oltre 1.000 chilometri dalla punta meridionale di Kyushu fino a Yonagunijima, isola che dista poco più di 100 chilometri dalla costa orientale di Taiwan. L’isola di Okinawa, Okinawa-honto, la principale delle isole Ryukyu, continua a esercitare un grande fascino sui viaggiatori che la conoscono come teatro dell’omonima tragica battaglia che si combatté durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Chi è più interessato alle bellezze naturalistiche e alla cultura caratteristica dell’arcipelago preferisce esplorare le rito, le “isole esterne”: Iheya-jima e Izena-jima, paradisi di natura incontaminata, Taketomi-jima, una piccola isola su cui sorge un villaggio da cartolina, oppure l’aspra Iriomote-jima, ricoperta da una fitta giungla tropicale.

Nel corso della storia l’arcipelago di Okinawa ha rappresentato una sorta di ponte tra la cultura giapponese e quella cinese. Per secoli le isole furono governate da anji (capi locali) che si disputavano il controllo di piccoli feudi e costruivano gusuku (castelli) di cui oggi sono ancora visibili molte rovine. Il periodo compreso tra il 1477 ed il 1525 è generalmente ricordato come l’epoca d’oro della storia di Okinawa; gli ambasciatori dell’imperatore che giungevano da Pechino portavano con sé la propria cultura e funsero da stimolo per la fioritura delle forme d’arte locali, dalla musica alla danza, dalla letteratura alla ceramica. La fase più triste fu invece quella che ebbe inizio nell’ottobre del 1944 con i bombardamenti americani e che culminò il 1° aprile 1945 con lo sbarco delle truppe USA a Okinawa, quando ormai i morti tra le fila giapponesi erano già più di 250.000.

Naha, il capoluogo di Okinawa, fu praticamente rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale e conserva quindi ben poche tracce dell’antica cultura Ryukyu. L’arteria principale, Kokusai-dori, è un trafficato viale di quasi 2 chilometri caratterizzato da un continuo susseguirsi di alberghi, negozi di souvenir, bar e ristoranti, mentre pochi chilometri più a est si trova Shuri, l’attrattiva turistica più importante della città, ovvero l’antica capitale di Okinawa, dove sono stati restaurati e ricostruiti numerosi edifici del passato. Shuri fu la capitale di Okinawa fino all’avvento dell’era Meiji e per l’esattezza fino al 1879, quando il titolo fu trasferito a Naha. Molti dei templi, dei santuari, delle tombe ed il castello di Shuri furono distrutti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma nel frattempo è stata portata a termine un’imponente opera di restauro e ricostruzione. Numerosi sono gli autobus che partono da Kokusai-dori e dalla stazione degli autobus di Naha e fermano davanti al Shurijo-koen-iriguchi, l’ingresso al parco che contiene quasi tutto ciò che rimane dell’antica capitale di Ryukyu.

Pur avendo un diametro di soli 25 chilometri, Yakushima è una tra le mete più stupefacenti del Giappone, tanto da essere stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1993, quando fu il primo sito giapponese ad essere iscritto nella lista. Oltre al 75% della superficie dell’isola è costituito da terreno montagnoso coperto di fitta foresta, mentre sulle spiagge vanno a nidificare le tartarughe di mare. Yakushima è il punto più settentrionale del Giappone dove si osservi la mangrovia, insieme alla quale vi sono le piante indigene che gli erboristi qui usano da secoli; non a caso l’antico ideogramma kanji usato per scrivere il nome Yakushima significava “isola delle medicine”. Tra le piante che vengono raccolte tuttora ricordiamo il gajutsu, una varietà indigena di zenzero usata nella preparazione di digestivi. Miyanoura, il porto principale dell’isola, si trova sulla costa nord-orientale, lungo la strada che segue il perimetro di Yakushima passando anche per la stazione termale di Onoaida, situata nella parte meridionale dell’isola. Lungo la costa occidentale la strada si riduce ad un’unica corsia asfaltata che attraversa la giungla e si percorre in un’ora, scimmie permettendo. A Miyanoura, all’altezza della deviazione per il terminal dei traghetti, si trova l’Environmental Cultural Village Centre, un centro didattico-informativo con un piccolo museo di storia naturale e tradizioni dell’isola.

Ishigaki-jima è l’isola con l’aeroporto più importante dello Yaeyama-shoto. Dal suo porto si diramano collegamenti via mare per tutte le isole vicine e, come Miyako-jima, anche Ishigaki ospita una gara internazionale di triathlon ogni primavera. L’isola è circondata da diverse spiagge adatte allo snorkeling ed alle immersioni; a Yonehara Beach si può camminare su una distesa di corallo morto e raggiungere un’ottima zona dove fare snorkeling lungo il margine della barriera. Kabira-wan è una famosa baia riparata, coperta di sabbia fine, dove organizzano escursioni in barche con il fondo di vetro; in questa baia non è permesso nuotare, ma potrete entrare in acqua spostandovi a Sukuji Beach. Tra i tanti centri di immersione presenti a Ishigaki-jima segnaliamo Tom Sawyer, nella cittadina di Ishigaki.

Ricoperta com’è di fitta giungla, Iriomote-jima è un’isola che potremmo tranquillamente definire come l’ultima frontiera del Giappone. L’interno è piuttosto selvaggio, così che i veri appassionati di trekking non potranno che trovarsi a loro agio. L’attrattiva principale dell’isola sono le spiagge, i fiumi e le cascate, ma anche lo yamaneko o gatto selvatico di Iriomote. Simile al gatto domestico per dimensioni, questo gatto selvatico è difficile da avvistare in quanto animale notturno, ma lungo le strade vedrete molti cartelli che ne segnalano la possibile presenza in zona. Assai più facili da rinvenire sono i sakishimasuo, curiosi alberi dalle radici ritorte simili a nastri intrecciati. Le spiagge più belle dell’isola sono quasi tutte rocciose e lambite da acque poco profonde; tra queste ricordiamo Hoshisuna-no-hama, una spiaggia di sabbia corallina, e Funauki Beach.

Nell’arcipelago di Okinawa fa molto più caldo che nel resto del Giappone, tanto che il clima delle isole può tranquillamente essere definito come tropicale. I mesi invernali, da novembre a marzo, sebbene un po’ più freschi, sono senza dubbio il periodo migliore per visitare la zona, anche perché l’afflusso turistico è notevolmente ridotto rispetto ad altri periodi dell’anno. Maggio e giugno possono essere accompagnati da abbondanti precipitazioni, mentre in luglio e in agosto non solo fa molto caldo, ma ci sono anche molti turisti. Settembre e ottobre, infine, sono sconsigliati in quanto coincidono con la stagione dei tifoni.

Ci sono numerosi voli e traghetti che servono Naha, il capoluogo di Okinawa-honto, con partenze da Kagoshima sulla punta meridionale di Kyushu, ma anche da molte altre città giapponesi, Tokyo compresa. All’interno dell’arcipelago, poi, esistono aerei e traghetti in servizio tra le varie isole, mentre per spostarsi sulle singole isole si possono noleggiare biciclette, motorini, motociclette e automobili.
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