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Da Ombre Rosse a "I Magnifici 7": l'epopea del far west al cinema

Filone tra i più ricchi della storia del cinema, il western è cambiato molto nel corso degli anni ma ha mantenuto quasi intatta la sua capacità di avvincere e affascinare intere generazioni di appassionati cinefili.

A raccontare per primo le vicende del selvaggio West sul grande schermo fu Edwin S. Porter, che nel 1903 diresse “The Great Train Robbery”, con il celebre attore del cinema muto Broncho Billy Anderson. Forse per esorcizzare la paura degli assalti alle diligenze che dal civilizzato e industrializzato est si dirigevano verso le terre della California, del Nevada e del Colorado, la pellicola fu uno dei più grandi successi del primo decennio della cinematografia. Durava 11 minuti ed era stata girata nel New Jersey, ben lontano dal selvaggio West che metteva in scena.

Dopo questi primi approcci, il genere western rimase “in soffitta” negli anni della guerra e della successiva Grande Depressione; il definitivo salto di qualità si ebbe nel 1939, con l’uscita di "Ombre Rosse", diretto da John Ford.
Il film ha per protagonista John Wayne, uno degli attori simbolo del genere, e racconta la storia di una diligenza diretta verso Lordsburg, sulla quale viaggiano personaggi molto diversi tra di loro, costretti a collaborare per sfuggire a un agguato degli Apache guidati da Geronimo. Girato in parte nella Monument Valley, "Ombre Rosse" vinse due Premi Oscar nel 1940 ed è ancora oggi considerato una delle pietre miliari della storia del cinema.

Dopo "Ombre Rosse" il western si stabilizza e diventa uno dei generi cinematografici sui quali cresce e si sviluppa la macchina degli studios. Questo anche grazie a star di prima grandezza, che vanno dallo stesso John Wayne a Gary Cooper, da Kirk Douglas a Glenn Ford, da Henry Fonda a Joel McCrea.
Gli anni sessanta si aprono con il film “I magnifici sette” di John Sturges, che annovera nel suo cast attori del calibro di Yul Brynner, Steve McQueen e Charles Bronson. Si tratta di uno dei film più famosi del genere, chiaramente ispirato al film “I sette samurai”, girato solo qualche anno prima, nel 1954, dal regista giapponese Akira Kurosawa.

Le differenze tra i due film sono evidenti, basti pensare che il primo è ambientato nell’ovest americano di fine Ottocento mentre il secondo si svolge nel Giappone del Cinquecento, ma entrambi i lavori condividono idee come la difesa del territorio, la lotta contro un nemico comune e il riscatto sociale.

Gli anni Sessanta segnano poi l’introduzione nel genere western di un filone che avrebbe ottenuto molto più successo di quanto si sarebbe immaginato: lo spaghetti western. Scarso budget, attori e registi provenienti dall’Italia, quasi una considerazione ironica del genere. Sono questi gli esordi degli spaghetti western, che però in pochissimo tempo si diffondono anche nella “patria” americana e trovano la loro definitiva consacrazione nella cosiddetta Trilogia del dollaro o dell’Uomo senza nome.
Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto e il cattivo” sono tre film girati in immediata successione tra il 1964 e il 1966, tutti diretti dal romano Sergio Leone.

Le premesse sono del tutto particolari: un regista italiano che, con fondi tedeschi e spagnoli, contatta un noto attore americano, Clint Eastwood, per girare un western in Spagna. Sembra uno scherzo ma il risultato è incredibile, grazie alla maestria di Sergio Leone e alla bravura di attori come Lee Van Cleef e Gian Maria Volonté, oltre ovviamente a Clint Eastwood, altro volto simbolo del genere.

Il genere spaghetti western nasce e muore in maniera piuttosto rapida, divenendo un fenomeno globale solo intorno agli anni Novanta, quando alcune produzioni ispirate alla trilogia di Sergio Leone fanno riemergere dagli archivi i tre film degli anni Sessanta.

Un revival del genere si ha nel 1990 con l’uscita di “Balla coi lupi”, diretto e interpretato da Kevin Costner; ambientato nel 1863, durante la Guerra di secessione americana, narra la storia del soldato John Dunbar che viene spedito in un avamposto di frontiera nel Nebraska dove entra in contatto con una tribù Sioux nella quale si ambienta a tal punto da rinunciare alla sua vita precedente. Si tratta di un capolavoro isolato, che non porta a una rinascita complessiva del genere.

La storia del western, però, è una storia in continua evoluzione che ha dato ottimi frutti anche negli ultimi anni. È un western “I Magnifici 7”, remake del film di Sturges dal 22 settembre al cinema e sono due western, per quanto sui generis, gli ultimi due film di Quentin Tarantino, “Django Unchained” (2012) e “The Hateful Eight” (2015).
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