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Svaneti, Georgia: tra le montagne del Caucaso l'ultima frontiera del viaggio

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In un mondo sempre più globalizzato, i margini di scoperta, per chi ama il viaggio in località non toccate dal turismo di massa, si stanno via via assottigliando. Ma per fortuna alcune frontiere, dimenticate dai grandi tour operator, resistono ancora.

E' il caso dello Svaneti o Svanezia, regione sperduta del Caucaso, in Georgia, un lembo d'Europa che si fregia del vanto di possedere le più alte tra le montagne abitate, e che da sempre ha goduto del beneficio della sua inaccessibilità: chiuso da montagne invalicabili, che toccano i 5.068 m nella cima più alta della Georgia, il Shkhara, ed intagliato da profondissime valli, lo Svaneti ha celato per secoli i suoi tesori ed i suoi villaggi turriti, resistendo a invasioni feroci come quelle mongole, e cedendo la sua indipendenza unicamente all'impero russo, nel 19° secolo.

Ma anche sotto l'egemonia dell'URSS la peculiarità dei suoi villaggi, il ritmo di vita del suo popolo, la magia del suo paesaggio non sono stati scalfiti, e ora possono rivelarsi ai nostri occhi come luoghi unici e spettacolari, capaci di emozionare anche il viaggiatore più esperto e disincantato, che non può rimanere indifferente alla poesia delle sue valli.

Abbiamo scoperto lo Svaneti durante il nostro viaggio in Georgia nell'ottobre 2014, accompagnati da Maurizio Levi in persona (www.viaggilevi.com), guida d'eccezione in questo tour tra luoghi unici nelle valli caucasiche di quella regione un tempo chiamata la Colchide. Si, perchè lo Svaneti, ubicato nella porzione più occidentale del Caucaso georgiano, è in effetti quel territorio che rappresentava una specie di “Eldorado” dell'antichità: la Colchide era la terra del Vello d'Oro e del mito degli Argonauti, quindi ben conosciuta dal greci che veleggiando sul Mar Nero approdarono sulle sue coste, instaurando commerci con le popolazioni locali, tra cui quello del prezioso minerale.

In realtà oggi l'oro dello Svaneti non esiste più, per lo meno non sfruttabile dal punto di vista industriale, ma le popolazioni locali continuano ancora a setacciare le acque dei suoi torrenti, alla ricerca di qualche dorata pagliuzza. E per farlo usano particolari assi di legno (foto qui sopra), provviste di setti in legno e ricoperte con pelli di pecora. Ed è forse prorio così che è nato il mito del Vello d'oro, da queste pelli che con la loro lana potevano strappare l'oro dall'acqua e trasformarsi in una fonte di ricchezza per tutti gli abitanti della Colchide.

E al posto di Giàsone e Medea sono oggi i viaggiatori i nuovi Argonauti a percorrere i sentieri dello Svaneti, ad inebriarsi dei suoi paesaggi bucolici, ad innamorarsi della semplicità dei suoi villaggi, essenziali ed al contempo regali. L'isolamento geografico dello Svaneti ha fatto si che anche dal punto di vista etnografico le sue valli si distinguessero dal resto del Caucaso: qui vive il popolo Svani, che conta circa 15.000 unità, dalle origini antiche, dato che viene citato dallo storico Strabone, già 2.000 anni fa. Popolo abituato alla vita dura, orgoglioso e geloso delle sua tradizioni, si contraddistingue per la lingua svan antecedente e diversa della stessa lingua georgiana, e che è stata tramandata unicamente per via orale, e quindi, un po' alla volta, andrà purtroppo a scomparire.

L'incontro con gli svani, che vivono ancora nelle loro case di pietra, con le stesse essenziali modalità da secoli, sopravvivendo in un ambiente ostile, è sicuramente uno dei momenti topici di un viaggio nello Svaneti. Abbiamo avuto la possibilità di incontrare alcune famiglie, di gustare il loro piatto più tipico, la focaccia al formaggio di montagna chiamata Khachapuri (foto sotto), di osservare lo sguardo fiero, segnato dal tempo, di un popolo abituato a lavorare duro, perchè da queste parti l'inverno non perdona. Complice l'umidità che risale dal Mar Nero, queste sono tra le zone più nevose del Caucaso, e spesso i villaggi di montagna risultano isolati per settimane, con i sentieri e le mulattiere di sovente investite da tormente e valanghe. Le comunità allora si stringono intorno ai propri focolari, ed ogni villaggio è diventato come una unica famiglia, unita dalla solidarietà di una vita difficile, ma resa sublime dalla sua semplicità.

Un viaggio nella Svanezia ha come fulcro il suo cuore, Mestia, il capoluogo dell'Upper Svaneti. Posta ad una altitudine di circa 1.600 metri, lungo la valle del fiume Mulkhura, è raggiungibile in due modi: come abbiamo fatto noi, e cioè lungo una tortuosa strada che sale da Zugdidi, la capitale della regione Samegrelo-Zemo Svaneti, per un totale di 128 km di curve ed impressionati canyon.

Se questo percorso può essere coperto teoricamente in poco più di 2 ore, è talmente spettacolare che per goderselo appieno è necessario preventivare almeno 4 ore, in virtù delle numerose soste fotografiche. In alternativa c'è l'aereo, dato che dal 2010 è in funzione un piccolo aeroporto, intitolato alla regina Tamara di Georgia. Lo sappiamo, è inevitabile, saranno proprio i collegamenti più facili a far capitolare un giorno la Svanezia, c'è già un progetto avviato per rendere Mestia capitale del turismo invernale della Georgia, e il turismo porterà le conseguenze, presto o tardi, di alterare la genuinità dello Svaneti, e quindi crediamo che sia ora il momento giusto di cogliere la sua essenza originale, che rimarrà ancora intatta per qualche anno.

Il centro di Mestia possiede una straordinaria skyline , che sembra essere congelata ai tempi del medioevo: riassume in sé il fascino dello Svaneti, con decine di torri in pietra che si elevano sulle case, ed una cornice di grandi montagne che la custodiscono come un piccolo tesoro. Per un momento penserete di trovarvi in un qualche centro simile alla nostra San Gimignano (con cui è gemellata), con la piccola differenza che a guardia del borgo turrito non ammirate le dolci colline toscane, ma colossi di pietra che superano i 4.000 metri di altezza.

Queste case-torri sono una peculiarità di questo angolo del Caucaso, ogni villaggio ne possiede una buona collezione, e grazie ad esse lo Svaneti nel 1996 è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'Unesco. Sorte inizialmente con una finalità difensiva, non tanto per le improbabili invasioni ma a protezione di frane e valanghe, nel tempo le architetture si sono trasformate in una sorta di status symbol, una competizione tra le famiglie più ricche, che suggellavano la propria importanza costruendosi le torri più alte. Oggi i risultati di questa particolare competizione sono un incanto alla vista di ogni viaggiatore

La regione di Mestia è dominata dal profilo inconfondibile della doppia cima del Monte Ushba, una specie di doppio Cervino, ma alto ben 4.700 m, e che è considerato una delle cime più belle da scalare in tutta la Georgia. Per ammirarla al meglio si può salire con la seggiovia della recente stazione sciistica di Atsvali, un impianto costruito dalla ditta italiana Leitner e con la capacità oraria di 1000 sciatori/ora. Da questo privilegiato punto di vista ci si può rendere conto della imponenza di queste grandi montagne. Le cime più elevate che affollano l'orizzonte variano dai 4.000 ai 5.000 metri, e sopra i 3.000 metri i paesaggi sono perennemente imbiancati da neve e ghiacci.

Tra queste montagne si muovono interessanti percorsi di trekking, e forse è proprio a piedi, muovendosi con lentezza, il modo migliore di scoprire lo Svaneti. Un percorso classico è quello dell'Ushba Trail, un sentiero di 9 km (18 in totale) che dai 1600 metri del villaggio di Tvebishi, tra foreste ed almeno quattro cascate, conduce ai 2.700 m del ghiacciaio Ushba, che scende direttamente dalla montagna con la doppia cima. Ci sono comunque anche percorsi di trekking a più tappe, ed altri sentieri famosi, certamente lo Svaneti è in grado di impegnarvi in almeno una decina di impegnative escursioni.
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Mestia con la sua skyline di torri in pietra è però solo l'antipasto del viaggio: da qui grazie ai fuori strada è possibile percorrere una escursione alla volta di Ushguli, uno dei luoghi più straordinari del vecchio continente. Sono solo 45 i km da percorrere lungo la stretta vale del fiume Enguri, ma la velocità media possibile non supera i 25 km/h. E forse è bello così, un viaggio lento per gustarsi meglio una natura in cui l'uomo si muove ancora in simbiosi, con il massimo rispetto.

Tra foreste di conifere, gole di roccia, chiese dimenticate dalla storia come quella di Santa Barbara (qui sopra i suoi affreschi), ad attendervi al termine della serie di curve e dello sterrato finale i quattro villaggi che compongono questa comunità, che si sovrappongono dai 2100 m di Zhbiani fino alla chiesa di Lamaria, dove una leggenda vuole sia sepolta il re Tamara.

A suggellare questi luoghi unici il massiccio del Shkhara, parete di ghiaccio e roccia, che si eleva 2.500 m più in alto, oltre quota 5.000, spesso avvolta dalle nubi. Da qui un percorso da compiere a piedi, di 8 km, chiamato Shkhara trail, conduce al fronte dell'omonimo ghiacciaio, tra scenari montani di incommensurabile bellezza.

E proprio davanti a questa cornice di montagne a strapiombo, nel silenzio di queste vallate dimenticate, la vostra mente si riempirà di una sensazione di pace ed ammirazione per questi luoghi unici e che avete avuto la fortuna di raggiungere. Lontani dalle quotidiane corse e dal bisogno di una vita tecnologica, vi accorgerete di aver raggiunto l'ultima frontiera del viaggio.

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Informazioni utili

L'operatore milanese I Viaggi di Maurizio Levi www.viaggilevi.com organizza tour con guida italiana con destinazione la Georgia e la regione dello Svaneti.
Per aggiungere questi luoghi remoti abbiamo volato con Turkish Airlines dall'Italia a Istanbul, e da Istanbul a Tbilisi.

Dalla capitale della Georgia si può volare direttamente a Mestia. La frequenza attuale è di 5 voli settimanali, ed è quindi consigliabile prenotare per tempo. In alternativa c'è l'elicottero, un modo spettacolare ma che è soggetto alle problematiche meteorologiche della zona e prevede una frequenza di soli due voli settimanali. Ovviamente lo Svaneti può essere raggiunto in automobile, con un tempo medio di percorrenza dalla capitale di circa 6-7 ore (soste escluse). La strada richiede una particolare attenzione in caso di maltempo, dato che molti tratti sono soggetti a potenziali cadute di massi.

Dove alloggiare
Mestia offre ottime opportunità d'alloggio, durante il nostro soggiorno abbiamo pernottato presso l'hotel Tetnuldi (www.tetnuldi.ge), ottima e recente struttura, dotata di free wifi e con una ottima cucina tradizionale georgiana. Notevole la sua posizione rialzata rispetto al centro, che offre una magnifica vista panoramica del borgo turrito.

Previsioni Meteo
Il clima dello Svaneti è particolare, spesso imprevedibile a causa degli effetti della catena del Caucaso, che qui raggiunge le sue vette maggiori, nel territorio georgiano. Quindi dato che parliamo di montagne difficili è senza dubbio importante avere a disposizione le informazioni meteorologiche il più precise possibili. Il sito da consultare è meteo.gov.ge, disponibile anche in lingua inglese
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